Se sei nato fra 1996 e il 2010 probabilmente sei poco soddisfatto del tuo lavoro attuale e potenzialmente sei destinato a cambiare il mondo! Scopri come e perchè.
Hai mai sentito parlare di Job Loyalty?
Job Loyalty è il sentimento di fiducia che spinge i giovani a rimanere fedeli al proprio posto di lavoro e credere nella mission che l’azienda propone. Tuttavia, il trend conferma una sfiducia da parte di millennials ed appartenenti alla generazione Z che come vedremo si traduce in qualcos’altro.
Secondo Deloitte, realtà globale nei servizi di audit ed assurance, le imprese dovrebbero tenere conto dei cambiamenti in atto e fare di più per essere all’altezza delle aspettative dei giovani.
Essi provano una grande sfiducia nei confronti delle imprese e della loro capacità di fare la differenza su ambiente, lavoro e salute. Questi i tre grandi temi che più preoccupano i Millennials o Generazione Y (i nati fra il 1981 e il 1995) e la Generazione Z (i nati fra il 1996 ed il 2010). Tuttavia, questo sentimento di sfiducia sarebbe la molla che fa scattare la voglia di cambiamento nonché fare le cose a modo proprio.
Pessimismo VS Voglia di cambiare il mondo. Tu da che parte stai?
Se i millennials sono stati i primi ad essere travolti dall’utilizzo della tecnologia durante l’età adolescenziale, gli appartenenti alla Gen Z sono nati già connessi alla rete.
Sebbene le preoccupazioni circa le prospettive economiche e di impiego siano condivise da entrambe le generazioni, tra le due c’è però una bella differenza. Mentre i millennials sono caratterizzati da una forte mentalità pessimista, la Gen Z crede fermamente di poter cambiare il mondo. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli e mossi da solidi valori da trasmettere, mirano ad una crescita lavorativa e personale costante. Sono loro gli imprenditori di domani, coloro che che cambieranno il mondo del lavoro.
La nascita di nuove start up cresce insieme alla trasformazione digitale del paese
Cos’è una start up? Il MISE la descrive come un’impresa giovane ed innovativa, un’impresa ad alto contenuto tecnologico, con forti potenzialità di crescita, pertanto uno dei punti chiave della politica industriale italiana.
Parlando di numeri concreti si riscontra una crescita delle start up che al primo ottobre 2021 sono 14.032 unità, con ben 540 imprese in più. Un numero che lascia ben sperare.
Nel dettaglio il 75,2% di queste attività fornisce servizi alle imprese in settori digitali e di queste, 2600 sono proprio start up a prevalenza giovanile, composte da under 35, e il dato è in aumento. Il MISE conferma che l’Italia sta cambiando approccio all’innovazione e va incontro ad un processo di digitalizzazione sempre maggiore, proprio grazie ai giovani.
Ma i giovani come possono fare impresa?
Esistono dei fondi per portare avanti il proprio sogno imprenditoriale? In tal senso, esistono numerosi bandi per creare un’impresa innovativa, contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso zero.
I dati presi in analisi fin qui portano quindi alla conclusione che i giovani sognano un’impresa propria che possa dare loro un’autonomia lavorativa, la concretizzazione dei propri valori e una società migliore. La buona notizia è che gli incentivi per farlo sono disponibili (nei prossimi articoli parleremo dei bandi, quali sono e come fare richiesta).
Intanto, venerdì racconteremo la storia di un giovane imprenditore siciliano appartenente proprio alla Generazione Z e di come grazie alla sua impresa ad alto contenuto tecnologico sia riuscito ad aiutare le imprese in difficoltà.
Mi interessa, creare una start up per mio figlio e altri giovani come lui in cerca di lavoro ed esperti di informatica. Io mi interesso di nutrizione clinica.