L’Italia ha compiuto significativi progressi nella digitalizzazione grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con 47 miliardi di euro dedicati al raggiungimento di specifici obiettivi tecnologici. Attualmente, il 53% di questi obiettivi è stato raggiunto, facendo dell’Italia il Paese europeo con maggiori risultati nella trasformazione digitale. Tuttavia, la fase più critica è imminente, con nuovi target da raggiungere che avranno un impatto concreto sull’economia e sul benessere collettivo. Questa spinta digitale sicuramente avrà un forte impatto sulle imprese dell’intero Paese.
Il 60% delle risorse del PNRR sono destinate alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, emblema dell’importanza della tecnologia nella nostra società nel settore pubblico ma anche, di conseguenza, in quello privato.
Entro il 2024, l’Italia deve rispettare vari target. La PA ha già fatto dei progressi, e la prossima fase richiede l’implementazione di riforme e investimenti che dimostrino risultati concreti anche nel settore privato, con potenziamenti dell’infrastruttura digitale di aziende e imprese. Ne conseguono numerose opportunità di guadagno, specialmente per gli imprenditori più proattivi con la volontà di investire adesso nella digitalizzazione, prima dei competitor.
Questa spinta tecnologica non è un fenomeno passeggero. A livello globale, l’economia digitale è in forte espansione: si prevede che il valore delle transazioni di e-commerce raggiungerà gli 8,1 trilioni di dollari entro il 2026, rispetto ai 6,3 trilioni del 2023. Un aumento significativo, che rende evidente la necessità di spostare il proprio business online, soprattutto in quelle zone dove la digitalizzazione è ancora agli inizi, come ad esempio nei piccoli comuni: proprio lì c’è la maggior prospettiva di crescita, soprattutto per chi arriva per primo.
La digitalizzazione dell’Italia
Secondo l’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, l’Italia ha fatto grandi progressi in vari aspetti della digitalizzazione. Nel 2022, la percentuale di famiglie con banda larga a 100 Mbps ha superato la media europea, raggiungendo il 60%. Anche se l’utilizzo effettivo di Internet in Italia è tra i più bassi d’Europa, già l’83% degli individui tra i 16 e i 74 anni lo usa regolarmente, e questo numero è destinato ad aumentare di anno in anno.
Le PMI italiane si stanno digitalizzando in fretta, con il 70% che ha raggiunto un livello base di intensità digitale, superando leggermente la media europea del 69%. Gli italiani acquisiscono di anno in anno sempre più competenze digitali: non solo, gli imprenditori che non si digitalizzano rischiano di rimanere indietro in questa economia digitale. Un rapporto di McKinsey ha rilevato che le aziende digitalmente mature hanno una probabilità 23 volte maggiore di acquisire clienti rispetto a quelle meno digitalizzate e 19 volte più probabilità di essere altamente redditizie. Considerata la mole di investimenti che l’Italia ha messo in atto con i fondi del PNRR, è probabile che questo divario aumenterà ancora.
Le imprese non digitalizzate possono trovare difficoltà nell’adozione di tecnologie avanzate come il cloud, i big data, l’assistenza ai clienti avanzata e l’intelligenza artificiale, che sono fondamentali per innovare e rimanere competitive. Inoltre, senza una presenza online, le aziende rischiano di perdere clienti a favore di concorrenti più digitalmente avanzati, riducendo così le opportunità di crescita e sviluppo.
In termini di servizi pubblici digitali, l’Italia ha ottenuto buoni risultati nella disponibilità di open data, ma è ancora lontana dalla media europea per quanto riguarda i moduli di eGovernment precompilati e i servizi digitali per le imprese.
L’economia in digitale
L’economia digitale non è solo una tendenza, ma una necessità per qualsiasi imprenditore che desideri prosperare nel mercato moderno. Investire nella digitalizzazione non solo apre nuove opportunità di mercato, ma assicura anche una maggiore efficienza operativa e una solida posizione competitiva a lungo termine, come dimostrato dai poderosi investimenti nel settore digitale dell’Italia con il PNRR.
Gli e-commerce, compresi quelli locali, dimostrano di anno in anno la loro preponderanza nel tessuto economico italiano: più del 30% degli italiani effettuano acquisti online, approfittando della comodità e del risparmio di tempo che questa modalità offre in una società dove il tempo è il bene più prezioso. Questo numero, a fronte dei rapidi miglioramenti dei livelli di digitalizzazione, è destinato ad aumentare senza sosta.
Digitale ma locale: il trend dei local e-commerce
Un fenomeno interessante che sta rapidamente prendendo piede in Italia è quello dei local e-commerce, che combina i vantaggi della digitalizzazione con l’attenzione al territorio, alla dimensione locale del mercato. Questo modello di business consente alle piccole e medie imprese e ai professionisti di vendere i loro prodotti e servizi online, ma con un focus specifico sulla comunità locale. I local e-commerce stanno guadagnando popolarità grazie anche a una maggiore volontà da parte dei cittadini di supportare la propria economia locale. Oltre a vendere prodotti locali, i local e-commerce sono anche un sistema intelligente per i professionisti di ogni settore di vendere i propri servizi, rendendo queste piattaforme dei marketplace completi e comodi per i cittadini.
In Italia, il 78% dei consumatori utilizza le ricerche online per ottenere informazioni su attività locali almeno due volte a settimana, e il 21% le usa quotidianamente. Questo indica una forte tendenza verso l’acquisto di prodotti e servizi locali tramite piattaforme digitali. Inoltre, un sondaggio di NielsenIQ ha rivelato che la maggior parte delle persone preferisce comprare prodotti locali e ritenuti genuini anche con un piccolo sovrapprezzo, rispetto ai prodotti dei grandi marchi. In Italia, questa convinzione è in realtà abbastanza radicata da anni, e il Covid ha aumentato la predisposizione degli italiani a provare marche meno conosciute ma locali.
I local e-commerce stanno ottenendo molto successo, soprattutto nei piccoli comuni e grazie a progetti di franchising come quello offerto da Comuni A Domicilio. Ad esempio, l’esperienza di Alessio in Sicilia è la dimostrazione concreta che chi abita un territorio ha davvero a cuore questo tema. Comuni A Domicilio nel 2023 ha raddoppiato il proprio fatturato rispetto al 2022, e questo ancora prima che i fondi del PNRR fossero dedicati in maniera massiccia alla digitalizzazione.
Quello dei local e-commerce è un trend che si pone nel solco della digitalizzazione in Italia, ed è sicuramente qualcosa che gli imprenditori non dovrebbero sottovalutare. Al contrario di quello che si pensa, c’è un grosso mercato per questo tipo di marketplace nei piccoli e medi comuni italiani, che spesso e volentieri non hanno accesso a servizi online sviluppati come quelli presenti nelle città più grandi; e non per mancanza di interesse, bensì perché i colossi dell’e-commerce tendono a concentrarsi su zone ad alta densità. Questo significa che i piccoli comuni sono mercati floridi, fedeli e con poca competizione, ma con le stesse priorità e bisogni delle grandi città.
Aprire un local e-commerce, poi, è facilissimo con il modello di franchising di Comuni A Domicilio. A fronte di un investimento contenuto, ottieni una piattaforma totalmente di tua proprietà, personalizzabile e rodata negli anni. Non rimanere indietro col digitale: se sei interessato, contattaci per avere tutte le informazioni di cui hai bisogno per far partire la tua attività in franchising con Comuni A Domicilio.